15 aprile, 2011

Sui generis: nasce la rubrica di «Riforma della scuola» su educazione e studi di genere

Bijoy M. Trentin ed Emanuela De Luca

Le sfaccettature delle identità di genere e degli orientamenti sessuali procurano nella nostra società ancora forti tensioni e discriminazioni. Le disparità tra uomo e donna, anche negli stati sviluppati, sono evidenti: in alcuni paesi, la donna è spesso considerata ancora solo come moglie/madre o come oggetto, solitamente sessuale. Le violenze avvengono frequentemente all’interno delle mura domestiche: esse costituiscono, oggi, la principale causa di morte e invalidità per le donne tra i 16 e i 44 anni. Rispetto ai maschi, le femmine conseguono mediamente risultati scolastici migliori, ma il loro accesso all’istruzione è più limitato: tale divario si ripresenta anche nel mondo del lavoro, sia in termini di tasso di occupazione sia di trattamento economico. Vittime del bullismo sono anche le persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali): fin dai banchi di scuola, l’omofobia miete le proprie vittime, fino giungere anche a indurre al suicidio (e spesso le famiglie e le scuole non riconoscono, piú o meno coscientemente, la causa di tali morti). La trasparenza o l’invisibilità dei vissuti e delle problematiche LGBT avviene attraverso la rimozione, purtroppo, a volte, incentivata, direttamente o indirettamente, anche dagli insegnanti e dalle stesse istituzioni scolastiche.

Vi è una stretta connessione tra natura e cultura nella costruzione dell’identità di genere e nell’affermazione dell’orientamento sessuale. Ancora oggi c’è chi sostiene che l’omosessualità sia una scelta e persino una deviazione, una malattia e che si debba dunque curare: tali terapie sono da considerare “lacerative” dell’integrità psico-fisica, e non “riparative” come si autoproclamano. Ancora oggi c’è chi, con parole e azioni, propone modelli che considerano le donne come merce di scambio: ai giorni nostri, si assiste persino a un regresso rispetto alla libera e consapevole autodeterminazione delle donne conquistata lentamente e a fatica negli ultimi decenni. Le donne stesse hanno finito per confondere la libertà sessuale, conquista delle lotte femministe, con lo scambio sessuale, la libertà di disporre liberamente del proprio corpo con la sua gratuita esibizione e offerta. Inoltre, in Italia, si può registrare anche una certa ‘lentezza’ legislativa. Per esempio, è solo dal 1996 che il reato di violenza sessuale è considerato un reato contro la persona e non contro la morale e il buon costume (Legge n. 66/1996). E ancora oggi non si è giunti a una legge che tra le motivazioni specifiche di discriminazione e violenza individui anche quelle basate sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale: la proposta di legge Concia è stata respinta nel 2009, lo stesso anno in cui Obama ha firmato una legge che tra i crimini d’odio prevede le violenze per motivi di religione, razza, colore della pelle, origine nazionale, genere, identità di genere, orientamento sessuale, disabilità («Matthew Shepard Act»).

Per i processi di elaborazione dell’identità di genere e di acquisizione di consapevolezza dell’orientamento sessuale i contesti formativo-educativi risultano di fondamentale importanza: la relazione educativa si deve realizzare mediante sia adatti (accoglienti) milieus sia specifici (intenzionali) percorsi discorsivi pedagogico-didattici. La riflessione relativa a tali teorie e prassi che si intende avviare in questa nuova rubrica di «Riforma della scuola» ha come meta quella di consentire effettivi passi in avanti per i singoli e per la collettività, di catalizzare idee, atteggiamenti e comportamenti (anche di rilievo politico) indirizzati a contribuire a fondare una società veramente democratica (inclusiva) e laica (pluralista). L’aumento e il decentramento dei punti di vista e la molteplicità e la varietà delle prospettive si inseriscono in panorami che non possono ridurre la complessità a pochi termini, a concetti limitati e limitanti, ma che, invece, si ampliano proprio nel rispetto e nella valorizzazione di ogni identità di genere e orientamento sessuale.


I contributi per questa rubrica da sottoporre all’attenzione della redazione possono essere inviati all’indirizzo email bijoy.trentin@gmail.com